Cos’è il DOC di personalità
Le persone con personalità ossessivo-compulsiva tendono a sentirsi ansiose quando le cose appaiono disorganizzate o caotiche.
Le caratteristiche principali di chi soffre di questo disturbo sono: rigidità, controllo, dovere e perfezionismo.
Queste persone sono estremamente puntigliose rispetto ai dettagli, perseguono elevati standard e tendono a procedere secondo liste immodificabili, da rispettare pedissequamente al punto da perdere di vista l’obiettivo principale.
Spingere il perfezionismo oltre al limite comporta il dilungarsi nel proprio agire, non rispettare le scadenze e perdere di vista altre attività oltre ai doveri e al lavoro.
Sono convinte che il loro modo di fare le cose sia l’unico e migliore e, in quanto tale, indiscutibile. Tale approccio li porta a non contemplare la delega delle loro attività o, se proprio, a stare col fiato sul collo di chi li affianca.
Tale modalità è estesa a tutto il loro agire e pensare: non solo il loro modo di fare le cose è il migliore, ma lo è anche il loro modo di rapportarsi così come lo sono le loro idee.
Il loro comportamento è fondamentalmente guidato da regole: rigide regole moralistiche che seguono testardamente, anche quando questo comporti l’allontanamento o il presentarsi di frizioni nelle relazioni interpersonali.
La coscienziosità si traduce anche in comportamenti improntati all’avarizia: come formiche che risparmiano per eventuali catastrofi future.
Altra caratteristica è la difficoltà ad esprimere e manifestare le emozioni. Altamente coscienziosi reputano l’espressione dei propri vissuti emotivi come un pericolo che possa rendere evidente il fallimento della strategia controllante e perfezionistica da loro applicata in ogni ambito.
Un esempio su tutti è l’espressione della rabbia che pur tendono a covare facilmente.
Nei rapporti interpersonali il ritenere che il loro modo di veder le cose sia quello giusto, li porta infatti a ritenere gli altri superficiali e quindi a criticarli. Ciononostante non mostrano né irritazione né rabbia, anzi appaiono estremamente rispettosi e premurosi nei confronti degli altri.
Le relazioni interpersonali sono guastate anche dalla loro eccessiva dedizione al lavoro ed alla produttività, al punto da mettere in ultimo piano gli svaghi ed il tempo da trascorrere in compagnia.
Per quanto la società occidentale premi atteggiamenti di dedizione alla produttività, attenzione ai dettagli, perfezionismo, buone maniere ed emotivamente controllate, lo scotto maggiore viene pagato nelle relazioni interpersonali più intime.
Sintomi disturbo ossessivo compulsivo di personalità
Riassumendo: secondo il DSM V queste persone mostrano un pattern pervasivo di preoccupazione per l’ordine, perfezionismo e controllo mentale ed interpersonale a discapito di flessibilità, apertura ed efficienza. Nello specifico l’individuo possiede almeno 4 tra i seguenti sintomi:
- preoccupazione per dettagli, ordine, regole, liste, organizzazione e programmi, al punto da perdere di vista lo scopo principale di quanto fanno
- perfezionismo interferente col portare a termine le attività
- estrema dedizione al lavoro ed alla produttività a discapito di svaghi e amicizie
- eccessiva coscienziosità, scrupolosità circa temi di moralità, etica o valori
- incapacità di gettare oggetti anche consumati o di nessun valore nemmeno affettivo, ad esempio perché “un giorno potrebbero tornare utili”
- riluttanza a delegare compiti o a lavorare in modo cooperativo con altre persone salvo accettino di fare le cose nel loro modo
- atteggiamento avaro nei confronti del denaro sia per sé sia per gli altri
- rigidità e testardaggine, al punto da non considerare idee altrui
Queste persone non giungerebbero mai in terapia riconoscendo di avere questo disturbo, anzi.
Credono siano gli altri ad essere sbagliati, irresponsabili, superficiali e/o incompetenti.
Il loro modo di approcciare alla vita è corretto, quindi perché dover chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta?
Non è infrequente che approdino ad uno studio di psicoterapia per problemi di coppia, eventualmente includenti problematiche nella sfera sessuale (per l’estremo controllo emotivo che li caratterizza, con scarsa spontaneità e rigidità) o disturbi depressivi dati dalla scarsa rete sociale o di rabbia repressa data dal contatto con gli altri.
Allo stesso modo, il rimanere a contatto con gli altri sia a livello personale sia professionale, stressa il loro funzionamento sfociando facilmente in stati ansiosi, anche in forma di vero e proprio disturbo come attacchi di panico, ansia generalizzata o disturbo ossessivo-compulsivo.
Sono terrorizzati dal fallimento, dall’errore, dall’essere sopraffatti e il loro modo di approcciare alla vita non è altro che una strategia di difesa senza la quale si sentirebbero persi, falliti, disorganizzati.
Per esaustività, la differenza tra disturbo ossessivo compulsivo e disturbo della personalità ossessivo compulsiva sta nel fatto che nel primo caso l’individuo soffre di ossessioni e compulsioni di cui il secondo non per forza soffre; inoltre il paziente con disturbi ossessivo compulsivo riconosce che il proprio comportamento e i propri pensieri siano irrazionali, privi di senso ed esagerati.
Nel secondo caso invece, proprio in quanto disturbo della personalità, i tratti sono egosintonici, non riconosciuti come un problema.
Se i primi dicono: “Mi rendo conto che i miei pensieri e comportamenti sono assurdi e gli altri potrebbero prendermi per matto”, i secondi affermerebbero qualcosa come “Non si può non pensarla come me, se gli altri non lo fanno sono illogici, stupidi o irresponsabili”.
Di fatto possono esservi pazienti che soffrono di entrambi i disturbi.
Secondo il DSM V il disturbo ossessivo compulsivo è uno dei disturbi di personalità più diffuso nella la popolazione generale, con una prevalenza stimata dal 2 all’8 %, con una frequenza doppia nel sesso maschile.
Come si sviluppa un disturbo ossessivo compulsivo di personalità?
Tra le possibili spiegazioni una valida ipotesi proviene dagli studi sull’attaccamento, da una prospettiva evolutiva.
Da bambini questi individui sono stati cresciuti da genitori che esprimevano poco le proprie emozioni, poco spontanei ed altrettanto poco affettuosi.
Gli standard morali richiesti erano alti e pretendevano dal figlio una maturità ed un senso di responsabilità non commisurati all’età.
Reprimevano nel bambino le normali manifestazioni emotive, in modo punitivo, così come i comportamenti non confacenti gli standard morali ed i “buoni valori”.
Se dichiarano affetto e apprezzamento a parole, sul piano non verbale mostrano freddezza e disapprovazione, lasciando nel bambino un senso di ambiguità ove il controllo e l’attenersi a regole divengono l’unica salvezza. In poche parole: genitori freddi ed esigenti.
Curare il disturbo ossessivo d personalità
Posto che si rivolgano ad un terapeuta per altre problematiche, i sintomi da loro lamentati riguarderanno tipicamente altri disturbi, problemi interpersonali nelle relazioni intime o al lavoro o disturbi psicosomatici.
Questi si ridurranno ponendo come obiettivi della terapia il loro modo di approcciare a se stessi, al mondo e agli altri.
Riducendo quindi la rigidità del loro punto di vista e portandoli ad adottare una maggiore flessibilità rispetto ai loro standard, alle loro regole ed idee.
Gli obiettivi specifici volti ad alleviare la sofferenza del paziente per consentire una qualità di vita appagante, in genere sono legati al concedersi il riconoscimento e l’espressione dei propri vissuti emotivi, all’osare discostarsi dalle proprie rigide routine, al rendere flessibili le idee legate ad etica e moralità, così come sul modo in cui debbano essere svolti i propri compiti riducendone gli standard.
Altri obiettivi specifici relativi il miglioramento dei rapporti interpersonali riguardano il cessare di assumere un atteggiamento ossequioso nei confronti degli altri e permettersi di esprimere le proprie emozioni, potersi rilassare in attività di svago e sviluppare rapporti non solo più rilassati ma anche meno formali e più intimi.
A tali scopi si procede con l’identificazione delle idee su sé, gli altri ed il mondo e loro messa in discussione; con l’esplorazione dei propri vissuti emotivi attraverso validazione ed accettazione ove ritenuti dal paziente sbagliati.
Si utilizzano tecniche di rilassamento, di mindfulness e di esposizione graduale; nonché l’identificazione dei cicli interpersonali agiti dal paziente con eventuale acquisizione di abilità sociali e di gestione del rimuginio.
Di recente sviluppo è la terapia metacognitiva interpersonale che si focalizza sull’identificazione e modificazione degli aspetti costituenti i cicli interpersonali: l’idea di sé, dell’altro, le credenze relative al risultato dell’interazione sé-altro che consegue date le premesse (secondo le stesse idee del paziente, “se io…allora l’altro”) e gli effettivi comportamenti reali poi messi in atto dal paziente che portano inevitabilmente al ripetersi di schemi interpersonali che confermano le idee del paziente.