Disturbo del ritmo sonno-veglia
L’ insonnia è un disturbo caratterizzato da insoddisfazione relativamente alla qualità e/o quantità del proprio sonno.
Chi ne soffre lamenta difficoltà ad iniziare o a mantenere il sonno, oltre che disagio e compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o altre aree di vita.
3 tipologie di insonnia
Di seguito i criteri per poter stabilire se se ne soffre:
- difficoltà ad addormentarsi (insonnia iniziale)
- difficoltà a mantenere il sonno, ovvero con risvegli frequenti e problemi a riaddormentarsi una volta svegliatisi (insonnia centrale)
- risveglio precoce al mattino con incapacità a riaddormentarsi (insonnia tardiva)
Più comunemente viene riferita la difficoltà a mantenere il sonno come sintomo singolo, ma la manifestazione più comune è una combinazione dei 3.
In genere la lamentela specifica legata al sonno varia nel tempo.
Tali disturbi si verificano almeno 3 volte la settimana, persistono per almeno 3 mesi ed avvengono anche se sono presenti adeguate condizioni per dormire.
Oltre ai criteri per porre diagnosi di disturbo da insonnia, si tende a ritenere sintomatico un qualsiasi aspetto di disturbo legato al sonno quando la durata è di 20-30 minuti.
Detto altrimenti: la latenza di sonno (il tempo che intercorre tra il coricarsi per dormire e l’addormentamento vero e proprio) viene percepita dal paziente come superiore ai 20-30 minuti.
Allo stesso modo la difficoltà a mantenere il sonno viene definita come un tempo di veglia che dopo essersi addormentati persiste per almeno 30 minuti.
Per quanto riguarda il risveglio precoce mattutino invece si intende un risveglio anticipato di almeno 30 minuti rispetto all’orario in cui si era puntata la sveglia ma il tempo complessivo trascorso a dormire non ha raggiunto almeno le 6 ore e mezza.
Va detto che fisiologicamente, con l’avanzare dell’età vi è una naturale riduzione delle ore di sonno così come varia la tempistica del periodo principale di sonno.
Le compromissioni diurne riguardano:
- astenia
- più raramente sonnolenza diurna
- difficoltà di attenzione, concentrazione o memoria anche nello svolgimento di semplici attività manuali
- alterazioni dell’umore (irritabilità, umore labile o più raramente sintomi ansiosi o depressivi)
Spesso tale disturbo, oltre a compromettere il funzionamento dell’individuo nelle ore diurne, si presenta in comorbilità con altre condizioni mentali (tipicamente disturbi di ansia o dell’umore) o medico-fisiche.
Tuttavia, affinché si parli di disturbo da insonnia, queste altre patologie coesistenti non spiegano meglio il disturbo predominante di insonnia.
Se persiste di fatto può comportare l’insorgenza di un quadro depressivo così come, al contrario, può essere un sintomo residuale di un disturbo depressivo.
L’insonnia quindi può rappresentare sia un fattore di rischio sia un fattore causale per lo sviluppo di altri disturbi mentali.
Tra i disturbi del ritmo sonno-veglia, il disturbo da insonnia è il più diffuso, con una prevalenza stimata del 6-10%.
Sintomi singoli sono invece più frequenti nella popolazione, con una prevalenza del 15%. Sembra essere inoltre più frequente nelle donne rispetto agli uomini, con un rapporto 1,44:1.
L’esordio può sopraggiungere in qualunque fase di vita, ma il primo episodio sembra essere più comune nei giovani adulti, mentre in tarda età è spesso associato alla comparsa di altre condizioni di salute.
L’insonnia può essere inoltre:
- situazionale o acuta (dovuta a determinati eventi di vita o a cambiamenti repentini degli orari del sonno o dell’ambiente) e si risolve in pochi giorni o settimane, una volta rientrato l’evento precipitante
- persistente
- ricorrente
Psicoterapia del disturbo da insonnia
Le principali forme di terapia per questo disturbo consistono in terapia farmacologica e psicoterapia cognitivo comportamentale.
La prima viene consigliata e prescritta generalmente in prima battuta dai medici di base, ma è sconsigliata per periodi protratti (maggiore di 2 settimane), poiché causa di sonnolenza diurna, assuefazione, tolleranza e vertigini, oltre che sintomi di astinenza per interruzioni drastiche con un effetto rebound (ritorno del disturbo).
Curare il disturbo da insonnia
Il protocollo cognitivo-comportamentale per l’insonnia consiste invece in un’attenta valutazione del disturbo del singolo individuo, di modo da poter comprenderne meglio la struttura.
Si mira a rispondere a tre principali aspetti: quali gli aspetti predisponenti, quali i precipitanti ed ii perpetuanti.
Spesso infatti il disturbo si mantiene a causa dei tentativi “autocuranti” disfunzionali messi in atto dal paziente.
In funzione delle caratteristiche del disturbo dello specifico paziente le tecniche di intervento prevedono poi:
- tecniche di educazione ed igiene del sonno
- la tecnica della restrizione di sonno che mira a far coincidere il tempo trascorso a letto con il tempo effettivamente trascorso a dormire
- tecniche di controllo dello stimolo il cui scopo è l’estinzione dell’associazione del letto con attività non inerenti il sonno
- tecniche di ristrutturazione cognitiva volte a modificare le convinzioni disfunzionali spesso causa di preoccupazioni interferenti con l’addormentamento
- tecniche di rilassamento
A tutt’oggi la psicoterapia cognitivo comportamentale per l’insonnia si dimostra efficace.
Gli studi rilevano un efficacia del protocollo per il 70 – 80 % dei pazienti.