I disturbi dell’umore: cosa sono?
Per disturbi dell’umore si intende un insieme di sindromi il cui sintomo principale è un’alterazione del tono dell’umore, duratura nel tempo e che comporta una compromissione dell’adattamento dell’individuo alle condizioni ambientali, interferendo così con le consuete attività sociali e professionali dell’individuo che ne soffre.
Si tratta di una classe di disturbi, all’interno della quale vi sono diverse classificazioni in funzione innanzi tutto della tipologia di alterazione dell’umore, della sua frequenza, durata ed andamento.
Nei disturbi dell’umore inoltre le oscillazioni dello stato d’animo avvengono spontaneamente, non sono cioè dovuti a specifici eventi, sono intense e si caratterizzano da diversi sintomi che non permettono all’individuo di svolgere le sue attività quotidiane.
Quello che normalmente viene definito umore normale, viene definito tono dell’umore eutimico.
Le variazioni possono comportare un cambiamento dell’umore verso la polarità che potremmo definire “up”, ovvero quando la persona vive per un periodo con un tono emotivo francamente positivo e per nulla giustificato, o verso la polarità opposta, i periodi “down”, non giustificabili sulla base di quanto accaduto, persistenti e limitanti le attività quotidiane.
Il DSM V definisce queste due polarità rispettivamente come disturbi bipolari e disturbi depressivi.
In queste macrocategorie si distinguono poi ulteriori disturbi, cui il manuale ha dedicato ben due capitoli differenti.
Il fatto è che in alcune persone si sviluppa la sola tendenza a risentire di un calo del tono dell’umore alternato a periodi di relativo benessere, motivo per cui si parla di disturbi dell’umore unipolari; altre invece mostrano un’alternanza di episodi depressivi ad altri di mania, casi in cui si parla di disturbi bipolari.
Ciascun disturbo è caratterizzato da alcuni sintomi specifici, altri sovrapponentisi tra loro.
Ribadisco qui l’importanza di tenere conto della durata spropositata e dell’assenza di circostanze di vita che ne giustifichino l’insorgenza e la persistenza.
A tutti infatti capita di vivere momenti nella vita con umore deflesso, triste, apatia, con pensieri pessimistici e sconforto, ma si tratta di momenti passeggeri.
Nei disturbi dell’umore il tono deflesso o “up” è invece pervasivo ed inficia le funzioni relazionali, sociali e lavorative dell’individuo.
Quali sono dunque i disturbi dell’umore unipolari?
- Disturbo depressivo maggiore caratterizzato da tono dell’umore deflesso, scarsa spinta vitale, difficoltà nella concentrazione, pensieri a contenuto negativo relativamente a se stessi, il mondo ed il proprio futuro. Il tono dell’umore si protrae per l’intera giornata e affinché sia diagnosticabile deve permanere per almeno due settimane
- Disturbo da disregolazione dell’umore dirompente, diagnosticabile nell’infanzia, avendo un esordio tra i 6 ed i 10 anni. Si caratterizza per facile irritabilità, con scatti di rabbia e comportamenti aggressivi frequenti.
- Disturbo depressivo persistente (precedentemente noto come disturbo distimico), si caratterizza per un tono dell’umore depresso ad andamento cronico, persistente da almeno due anni. I sintomi sono di intensità più lieve e meno invalidanti rispetto al disturbo depressivo maggiore.
- Disturbo disforico premestruale. Introdotto nell’ultima edizione del DSM, riguarda un’alterazione del tono dell’umore dettata dalla variazione ormonale del ciclo mestruale, di cui la donna risentirebbe nelle fasi premestruali.
Quali sono dunque i disturbi dell’umore bipolari?
Per quanto riguarda i disturbi dell’umore bipolari, caratterizzati invece dall’alternanza di episodi depressivi ad altri episodi con tono maniacale o ipomaniacale (ovvero euforico ed irritabile), si differenziano invece:
- il disturbo bibolare I, ove si assiste all’alternanza di episodi depressivi, maniacali ed ipomaniacali
- il disturbo bipolare II, ove ad alternarsi sono fasi depressive ad altre ipomanicali
- il disturbo ciclotimico ove si alternano episodi depressivi ed ipomanicali entrambi di intensità lieve
- il disturbo bipolare indotto da sostanze, quando queste sono le uniche cause dell’alternanza dell’umore
Frequenza e cause dei disturbi dell’umore
A livello epidemiologico i disturbi unipolari sono tra i più frequenti rispetto ad altre patologie psichiatriche, seconde ai soli disturbi di ansia.
Il disturbo depressivo maggiore risulta essere quello prevalente, con un tasso del 5% circa nella popolazione italiana (circa 3 milioni di italiani).
Si stima che il 15% della popolazione soffrirà nella vita di almeno un episodio depressivo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è una delle principali cause di disabilità.
Inoltre tale disturbo colpisce principalmente le donne, in un rapporto 2:1 rispetto agli uomini, per quanto sembrerebbe che con l’avanzare dell’età tale differenza di genere venga meno.
Per quanto concerne il disturbo bipolare non vi è invece differenza di genere, mentre la probabilità di sviluppare questo disturbo nell’arco di vita scende all’1%.
Disturbi dell’umore unipolari e bipolari si differenziano inoltre per età di esordio: il primo episodio depressivo insorge tipicamente tra i 30 ed i 40 anni, mentre i disturbi bipolari insorgono precocemente, tra i 15 ed i 30.
Rispetto ai fattori responsabili dell’insorgenza di questi disturbi, due sono quelli principalmente riconosciuti: biologici e psicologici.
Secondo alcuni studiosi infatti a scatenare un disturbo dell’umore è un fattore genetico, in particolare una vulnerabilità dei sistemi biochimici o un’alterazione dei processi di neurotrasmissione (soprattutto a carico del sistema noradrenergico e serotoninergico).
Tale alterazione renderebbe l’individuo più suscettibile di sviluppare una sintomatologia depressiva o maniacale se sollecitata da fattori ambientali.
Il secondo fattore ritenuto responsabile dello sviluppo di un disturbo dell’umore è di livello psicologico, tale per cui a condizionare alterazioni dell’umore persistenti ed invalidanti sia la modalità cognitiva dell’individuo di rappresentarsi se stesso, il mondo e gli altri, condizionando quindi le sue attitudini comportamentali ed il modo di pensare.
Curare i disturbi dell’umore
Trattandosi di disturbi a componente fisiologica, spesso la terapia consiste in un intervento combinato di psicofarmaci e psicoterapia.
Ad oggi i farmaci più utilizzati per curare i disturbi dell’umore riguardano antidepressivi, stabilizzatori dell’umore e neurolettici.
Di fatto la numerosità delle tipologie di molecole che il mercato offre ad oggi, richiede la visita di un collega psichiatra esperto, che possa prescrivere la tipologia e la posologia più idonea per lo specifico paziente.
Se lo sviluppo di terapie farmacologiche efficaci ha permesso di ridurre ad oggi gli effetti collaterali ed aumentare la compliance dei paziente al loro utilizzo, non da meno la psicoterapia aiuta il paziente a modificare la valutazione e la credenza su di sé, gli altri e il mondo al fine di ridurre l’intensità dell’episodio acuto e la vulnerabilità ad altri episodi e quindi prevenire le ricadute.
Numerosi studi dimostrano ormai come il trattamento combinato rappresenti la miglior formula di terapia per questi disturbi.