Alcuni consigli su come controllare la rabbia
Sembra che i motivi per cui i pazienti si interessano della rabbia siano due: l’individuo la sente al suo interno ma ha paura di agirla in modo esagerato e non accettabile, oppure la agisce sin troppo spesso e quanti lo circondano l’hanno rimandato così tante volte come un fattore non ammissibile da dare un out out.
Rabbia repressa e aggressività
Se nel primo caso parliamo di repressione della rabbia, nel secondo si tratta di vera e propria messa in atto di comportamenti aggressivi.
Se il “represso” ipercontrolla (...fino a un certo punto perché la pentola sotto pressione prima o poi esplode), l’ “aggressivo” non controlla affatto e reagisce impulsivamente.
Parliamo dei poli estremi delle possibilità di gestione della rabbia e, come sempre, gli estremi quando utilizzati massivamente diventano un problema.
Gestire la rabbia dunque non significa per forza né l’uno né l’altro, ma anche sì. Occorre contestualizzare.
Facciamo un esempio:
Siamo al lavoro ed il capo ci tratta malamente, magari demansionandoci e affidando il nostro precedente incarico al collega neo arrivato.
Ci arrabbiamo? Legittimo innanzi alla percezione di ingiustizia. Ci conviene inveirgli contro con un tono stridulo e minacciarlo di farci a pugni? Converrete con me che non è il caso… magari poi ci denuncia e a ragion veduta.
Ora vediamo quest’altro esempio:
Ricordi il film Karate Kid? Il protagonista (Daniel LaRusso) non avrebbe tregua dal bulletto, aggressivo e “spaccone”.
L’antagonista non è predisposto a rinunciare a scherzi, offese e aggressioni gratuite nonostante il protagonista le abbia già provate tutte: ha inizialmente mostrato di non essere intenzionato a lottare fisicamente e ha provato a confrontarsi sul piano verbale; nulla.
A meno che non si trasferisca di nuovo, il ragazzo si ritrova a subire continuamente il bullo.
Batterlo in combattimento diviene l’unica chance di porre fine alle ingiustizie subite.
Cosa ci insegna la rabbia
Ma nella vita di tutti i giorni la rabbia può essere seguita da comportamenti “più saggi”, pur mantenendo ben in mente il nostro obiettivo.
Perché è questo che ci segnala la rabbia:
- qualcosa di importante per noi non è ancora stato raggiunto e un ostacolo si è frapposto tra noi e la sua riuscita,
- oppure avevamo raggiunto uno stato di tranquillità e qualcosa o qualcuno ci ha interrotto quello stato o
- qualcuno cui teniamo è stato ferito e non è in grado di difendersi, l’ingiustizia ed il desiderio di vederlo star bene ci smuove inevitabilmente.
In effetti potremmo dire che dietro la rabbia si celino insoddisfazioni, aspettative deluse, sofferenze, dispiaceri, umiliazioni, frustrazioni…
Ecco dunque che se comprendiamo cosa nasconde dentro di sé, possiamo cogliere quale direzione prendere e se resistiamo all’impulso possiamo darci il tempo per avere la lucidità di vedere con chiarezza come sia meglio agire.
Dunque ascoltarla ed osservarla vivendola appieno con curiosità (e non reprimerla) e, valutando l’intero contesto, permetterci di agire al meglio (piuttosto che agire impulsivamente in modo aggressivo).
Non farlo implicherà inevitabilmente rivolgerla contro se stessi: non riconoscendola e reprimendola, il detto popolare dice, “ci faremo venire il fegato marcio”; ed agendola contro gli altri peggioreremmo la situazione ferendo noi e/o gli altri, nonostante molti credano che la rabbia faccia sentire forti.
Come gestire la rabbia al meglio: SOS
Consigli pratici per canalizzarla al meglio: l’acronimo SOS può esserci utile
- S di Stop, per potersi fermare e prendersi il tempo per soppesare quale sia la risposta più idonea la contesto
- O di osservare: dove sento questa rabbia nel corpo? Quando è iniziata? Cosa l’ha innescata? Cosa si nasconde dietro di essa?
- S di scegliere quale sia la strategia di risposta più opportuna
Nel frattempo, mentre prendete il tempo di fare queste valutazioni, il corpo si è caricato di energia, per cui, se ne avete l’occasione, può essere utile trovare un modo per scaricarla.
Sfogare la rabbia positivamente
Ad esempio è possibile andare a correre o prendere a pugni un cuscino, qualsiasi azione fisica che permetta di sciogliere la tensione accumulata senza ferire noi o altri.
Gestire la rabbia con la Psicoterapia
Qualora ciò non fosse sufficiente è possibile che abbiate bisogno di un percorso di psicoterapia (anche online) volto a cogliere quali siano i fattori che la mantengono impedendo di gestirla diversamente, quale dolore profondo vi si annidi per poter imparare a gestirlo diversamente dagli agiti aggressivi o, nel caso in cui la sia reprima, quali timori e/o convinzioni siano legati alla rabbia tanto da non permetterle di esprimersi.