Cos’è il Disturbo Bipolare
Spesse volte sento bipolare nel parlato comune. Ecco di cosa si tratta in realtà.
Disturbo Bipolare indica un vero e proprio disturbo caratterizzato da un’alterazione dei meccanismi fisiologici di regolazione dell’umore. Potremmo “paragonarlo” al diabete dei disturbi mentali.
In quanto tale ha una componente genetica e richiede una terapia farmacologica.
Tale alterazione, a carico del sistema limbico, comporta un altalenante vissuto emotivo da parte del paziente, con tutto un carico di conseguenze sul piano cognitivo (ciò che pensa) e comportamentale (come si comporta e cosa fa).
Disturbo Bipolare e il meccanismo regolatorio dell’umore
Se nella maggior parte di noi questo meccanismo regolatorio dell’umore ci permette di emozionarci in funzione dei contesti e di come valutiamo gli eventi, decidendo come reagire via via nelle situazioni; chi soffre di disturbo bipolare è al contrario condizionato da un’attivazione o disattivazione di questo sistema, che anziché funzionare in modo equilibrato secondo dei comandi che noi gli rimandiamo, scatta da sé.
In cosa si traduce tutto ciò?
Significa che l’umore diviene instabile e non è più condizionato dagli eventi ambientali.
E’ così che il paziente oscilla tra fasi di umore depressivo ad altre in cui l’umore si orienta nel versante opposto (fasi maniacali o ipomaniacali).
Non confondiamo tale oscillazione dell’umore con quella che tutti possiamo avere. Infatti lievi variazioni sono normali e spesso riusciamo facilmente a ricondurle a qualche evento che le ha scatenate.
Pensiamo a quando siamo stressati, a quando riceviamo una notizia inattesa e spiacevole o al contrario bella, persino quando “ci alziamo con la luna storta” possiamo risalire a cosa stavamo pensando prima di addormentarci, a cosa abbiamo sognato o al primo pensiero al risveglio.
Questo può in realtà accadere anche a chi soffre di disturbo bipolare ma, quando scivola in una fase del disturbo, il cambiamento di umore non sempre è riconducibile a fattori scatenanti e tanto meno passa nel giro di poche ore bensì si intensifica e persiste nel corso dei giorni sino a durare anche mesi.
Inoltre le fasi di depressione e mania o ipomania si alternano nello stesso individuo nell’arco dell’intera vita provocando in chi ne soffre un forte disagio alla persona e a coloro che con lui/lei convivono.
In prima battuta, ho paragonato questo disturbo al diabete.
Ebbene: questo disturbo ha una grossa componente genetica. Ciò significa che famigliari di persone a cui è stato diagnosticato il disturbo bipolare hanno una maggior probabilità di soffrirne.
Non una certezza al 100% ma comunque un rischio.
La predisposizione genetica rende l’individuo più vulnerabile ad un esordio di disturbo bipolare se sollecitato da periodi di forte stress, quali il vivere un lutto o un cambiamento lavorativo.
Fattori stressogeni concorrono dunque allo sviluppo ed al mantenimento del disturbo.
Questo implica che il disturbo non è evidente dalla nascita, ma occorre il presentarsi di fattori anche ambientali.
Secondo il modello delle 3P, se il fattore genetico è predisponente il disturbo, uno stress ambientale è quello precipitante.
Il principale fattore perpetuante diviene sicuramente il non trattare il disturbo.
Ogni ricaduta rende infatti l’individuo più vulnerabile ai fattori di stress, il che a sua volta fa sì che le fasi del disturbo si alternino più rapidamente, con un passaggio da fase depressiva a euforica e viceversa ininterrotto.
Sintomi Disturbo Bipolare
I sintomi sono distinguibili in funzione della fase che il paziente sta attraversando.
La fase depressiva può insorgere nel giro di giorni ad alcune settimane e, se non trattata, può durare anche più di 6 mesi.
L’episodio depressivo si caratterizza per:
- umore depresso per la maggior parte del giorno, per quasi tutti i giorni
- perdita di piacere ed interesse per quasi tutte, o tutte, le attività per la maggior parte del giorno e quasi tutti i giorni
- rallentamento motorio
- perdita di energie, stanchezza anche senza aver compiuta nessun particolare sforzo
- apatia
- Variazione dei ritmi del sonno (insonnia o ipersonnia quasi tutti i giorni)
- difficoltà nella concentrazione e nel prendere decisioni
- cambiamenti nell’appetito
- una variazione maggiore del 5% del proprio peso entro un mese
- Valutazioni negative di sé con senso di inutilità, di inferiorità e/o accompagnati da vissuti colpa
- idee negative sul futuro, con un franco pessimismo (dal “non sarò in grado” all’ “andrà tutto male”)
- idee di morte o suicidio
Nel paziente bipolare questi sintomi tipicamente depressivi sono spesso riferiti come senso di vuoto ed indifferenza, una sorta di appiattimento emotivo e comportamentale ove le ore della giornata trascorrono uguali l’una all’altra nel non far nulla, magari in un nulla pieno di irrequietezza, nel dormire e/o nel rimuginare senza sosta su cosa si sarebbe potuto aver fatto di diverso e su come tutto andrà male o sarà inutile da lì in poi.
Tali episodi, della durata di almeno due settimane, che tipicamente insorgono a seguito di eventi quali una separazione, un lutto, un periodo stressante, etc… nel disturbo bipolare possono non essere preceduti da nessun evento in particolare e non per forza si accompagna a uno stato emotivo di tristezza come si pensano di solito associati.
Fase Maniacale
Nella fase maniacale invece l’umore diviene elevato, persistentemente anomalo, euforico o irritato, un aumento dell’energia e delle attività, che siano presenti per la maggior parte del giorno e per la maggior parte dei giorni per almeno una settimana.
A ciò si aggiungono:
- elevata attivazione sul piano comportamentale ma senza uno scopo preciso o duraturo
- idea di sé grandioso, invulnerabile, che può tutto
- assente valutazione del rischio con condotte imprudenti come guidare in modo spericolato, avere rapporti intimi promiscui e non protetti
- riduzione delle ore di sonno
- fuga di idee, ove i pensieri si susseguono rapidamente senza apparente nesso logico per chi li ascoltasse
- eloquio logorroico ed accelerato
- Distraibilità
- talvolta sintomi psicotici quali allucinazioni e deliri
In tale fase l’individuo non riconosce che il proprio comportamento è scostante dal solito né comprende appaia strano ad occhio altrui, non accetta di buon grado commenti e pareri contrastanti ai propri.
Tipico pertanto è il rifiuto ad ogni tipologia di trattamento, cui reagisce con irritabilità e solo in rari casi adotta modalità fisicamente aggressive.
Fase Ipomaniacale
Per quanto concerne la fase ipomaniacale, devono essere presenti almeno 3 dei seguenti sintomi (4 se è presente irritabilità) per almeno 4 giorni consecutivi:
- umore euforico
- sensazione di avere molta energia
- numerose attività svolte senza senso di stanchezza
- ridotto bisogno di dormire
- idea di sé elevata
- Irritabilità
- messa in atto di condotte rischiose
- fuga di idee con rapido passaggio all’azione per impulsività
- difficoltà di concentrazione
- irritabilità
La fase ipomaniacale è simile alla maniacale ma ha un’intensità più lieve, ovvero non comporta una compromissione del funzionamento sociale o lavorativo né è tale da richiedere un’ospedalizzazione.
Inoltre non presenta mai sintomi psicotici (che per definizione è maniacale), ciononostante può rappresentarne la fase precedente.
Ne segue sempre invece una fase depressiva.
Riducendosi la consapevolezza inoltre, difficilmente il paziente può rendersi conto di trovarsi ad attraversare una fase del disturbo, confondendo magari lo stato dell’umore con un periodo di felicità.
Differentemente da quest’ultima tuttavia, la persona non ha motivi per essere contento e la felicità persiste ingiustificata per un tempo eccessivo rispetto alla norma.
Inoltre tende a sentirsi migliore degli altri piuttosto che a condividere il proprio stato emotivo.
Gli episodi maniacali ed ipomanicali si instaurano in modo brusco e nel giro di pochi giorni i sintomi si intensificano.
Suddette fasi possono durare da pochi giorni a settimane ma in genere meno rispetto alle fasi depressive.
Trattandosi di una patologia cronica, a componente genetica, è un disturbo dell’umore i cui sintomi possono essere colti in un arco di tempo maggiore, motivo per cui spesso è difficile farne diagnosi precoce.
Gli episodi si ripresentano in tutto l’arco di vita e si presentano ciclicamente.
Disturbo Bipolare: alcuni dati
Dati epidemiologici stimano una prevalenza del 2,5%, ovvero quasi 3 individui ogni 100 abitanti.
Gli studi rilevano che l’esordio del disturbo avvenga in adolescenza e giovane età (tra i 15 ed i 25 anni) ma può insorgere anche in età adulta, tipicamente prima dei 30 anni.
Spesso occorrono anni affinché il paziente riceva la diagnosi, ma è più semplice accada in fasi iniziali se l’esordio si caratterizza per un episodio maniacale o ipomaniacale e non correre il rischio venga confuso con un disturbo depressivo.
Curare il disturbo bipolare con la Psicoterapia
Dopo un’attenta raccolta anamnestica il terapeuta ha il compito di individuare il disturbo bipolare e differenziarlo da altri disturbi facilmente confondibili quali il disturbo depressivo e quello di personalità borderline.
Rispetto al disturbo depressivo infatti, solo la presenza di fasi ipomaniacali o maniacali permette di fare diagnosi di disturbo bipolare (fasi che i pazienti spesso sottovalutano e non riferiscono spontaneamente non ritenendole problematiche).
Al contrario invece si parla solo di disturbo depressivo.
Assodato che il paziente soffra di disturbo bipolare, lo scopo della psicoterapia cognitivo comportamentale è quello di rendere il paziente il più possibile autonomo nel riconoscere le transazioni tra una fase e l’altra in modo da poter ricorrere alle strategie idonee per non risentire di un episodio conclamato.
La cronicità del disturbo e la sua cura possono essere paragonate a quelle di altre patologie mediche come il diabete o l’asma.
Il paziente infatti impara a riconoscere e a monitorare i propri sintomi per poter regolare il proprio tono dell’umore attraverso una serie di strategie che vanno dall’assunzione della terapia e sua eventuale modifica, a vere e proprie regole di comportamento.
Ciò permette di ridurre la durata, l’intensità e la frequenza degli episodi dell’umore, con un conseguente proseguimento di una vita soddisfacente.
Il trattamento farmacologico rischia dunque da solo di non essere sufficiente.
La psicoterapia del disturbo bipolare mira così a rendere il paziente consapevole e quindi autonomo nel:
- riconoscimento dei propri personali sintomi-segnale di ricaduta in una fase depressiva o polarità opposta, essenziale ad evitarle
- saper distinguere se una fluttuazione dell’umore è normale o se sia un sintomo prodromico
- mantenere la terapia farmacologica
- mettere in atto regole di igiene del sonno e loro gestione in casi particolari (come ad esempio durante viaggi di vacanza)
- gestire eventuali fattori di stress che possono causare gli episodi, ivi inclusi il riconoscimento e la messa in discussione di alcune modalità di pensiero disfunzionali
- saper come intervenire in ciascuna delle fasi sopra citate o ad episodio conclamato
Non meno importante infine è la collaborazione dei cari al percorso psicoterapico, in quanto spesso utili osservatori e segnalatori dei sintomi prodromici che indicano la fluttuazioni in una fase del disturbo.