Curare il DOC con la Psicoterapia
Il termine diagnostico utilizzato per indicare questo disturbo, suggerisce la presenza di due sintomi: le ossessioni e le compulsioni, perché di fatto la maggior parte dei pazienti con questo disturbo presenta entrambi.
Cosa sono le ossessioni?
Le ossessioni consistono in pensieri, immagini o impulsi di tipo intrusivo.
E così definite in realtà tutti quanti le abbiamo avute: “ho dimenticato la moca sul fuoco? Andrà a fuoco la casa”; “E se ora distraendomi alla guida investissi qualcuno?”. Ma facilmente scansiamo l’idea con un “Ma cosa mi è venuto in mente? Che sciocchezza!” o nel dubbio facciamo mente locale su quanto fatto o non fatto (e allora, rispetto all’esempio, ci viene in mente che il caffè l’avevamo fatto il giorno prima e oggi l’abbiamo solo scaldato al microonde).
Ma in chi soffre del disturbo ossessivo compulsivo questi prodotti mentali, pensieri o immagini, sono intrusivi e frequenti, incontrollabilmente ripetitivi.
Assumono questa connotazione perché l’individuo gli dà importanza: “E se fosse vero? Sarebbe terribile! Devo fare di tutto per accertarmi non lo sia né mai lo diventi”.
Ecco che anche il solo pensarlo è inaccettabile. Nonostante lo riconosca come bizzarro o insensato rispetto al proprio sistema di valori, è emerso proprio dalla sua mente.
Cosa sono le compulsioni?
Le compulsioni invece consistono in comportamenti eccessivi (anche cognitivi come il contare mentalmente o l’atto del dubitare) agiti per placare il vissuto ansioso generato dalle ossessioni o da un singolo pensiero intrusivo (e allora ci si ritrova a rientrare in casa per verificare se il fornello dove si è lasciata la moca del caffè è spento, per intenderci).
Sia le ossessioni sia le compulsioni sono riconosciute come aventi un contenuto irrazionale, ma sembra che sia proprio il tentativo di sopprimere il pensiero ossessivo ad innalzare la frequenza del suo ripresentarsi alla mente.
Allo stesso modo il costante cedere alla messa in atto delle compulsioni spesso induce nel paziente ossessivo compulsivo a credere di non poter fare più affidamento sulla propria memoria, così da avere quasi un motivo in più per “dover” mettere in atto l’agito coattivo.
Tra le ossessioni più frequenti cito a titolo esemplificativo quelle relative alla paura:
- di contaminazione
- di mettere in atto comportamenti aggressivi o subirli
- di essere omosessuale
- che si possa essere responsabili di una catastrofe (ossessioni di dubbio e controllo)
- di essere blasfemi o sacrileghi
A queste possono corrispondere delle evincibili compulsioni quali lavarsi spesso le mani, tenersi lontano da oggetti contundenti, guardare solo donne, verificare di aver chiuso bene il gas, ripetere 3 volte una preghiera ogni volta si veda un’immagine religiosa, ma anche compulsioni:
- di ordine e simmetria
- di accumulare oggetti
- superstizione eccessiva
Siano ossessioni o compulsioni, chi ne soffre a lungo termine vive un disagio via via crescente, sino ad incappare in difficoltà intrapersonali, quali il non potersi più fidare della propria memoria, il trascorrere troppo tempo nel dubbio, lo spendere troppo tempo in rituali che riducono il proprio tempo a disposizione destreggiandosi negli impegni quotidiani e procrastinando altri impegni, l’essere indecisi… ma anche risentire di severe ripercussioni a livello interpersonale, soprattutto con le persone con le quali convive.
La qualità di vita nel DOC
La qualità di vita è compromessa: quella che inizialmente era un’ansia ora si somma ad angoscia e a tempo risucchiato a livello mentale e reale, nonché in relazioni guastate.
E’ solo a questo punto che il paziente tende a richiedere un trattamento specialistico, quando le compulsioni illusoriamente rassicuranti hanno mantenuto ed incrementato il disturbo.
La persona non è consapevole del legame ossessione-compulsione e se per lui la compulsione lo salva dalla catastrofe del pensiero intrusivo, nella sua mente tale pensiero acquista con sempre maggior forza carattere di realtà. Oltre alle compulsioni, altri fattori di mantenimento e quindi aggravanti cronicizzanti il disturbo, sono le condotte di evitamento, il ricercare rassicurazioni costanti da quanti lo circondano sino ad un loro vero e proprio coinvolgimento nei rituali.
Dato il livello di invalidazione che questo disturbo provoca, anche dunque sul piano delle relazioni con i cari, se non trattato precocemente rischia di esacerbarsi ed accompagnarsi ad una depressione secondaria.
Psicoterapia e DOC
Ricorrere ad una psicoterapia il più presto possibile è quindi caldamente consigliato.
Il percorso psicoterapico può richiedere anche l’ausilio di una terapia farmacologica, che coadiuva il paziente nell’affrontare parte delle prescrizioni che il terapeuta richiede al paziente.
Il percorso mira infatti non solo al riconoscimento del contenuto di pensiero più spaventoso (ad esempio essere una persona indegna, essere cattivo o per alcuni pazienti omosessuale), ma anche all’esporsi proprio a quelle situazioni che a causa dei rituali o di evitamenti veri e propri non affrontano da tempo.