Psicoterapia per la cura degli attacchi di panico
Gli attacchi di panico rientrano tra i disturbi di ansia, anzi, potremo definirli la radice quadrata dell’ansia: chi ne soffre ha paura di sentire la paura.
In parte a ragion veduta! Il primo episodio è così inaspettato, non compreso sulla sua origine e soprattutto così spiacevolmente intenso, che ammettiamolo: solo un folle vorrebbe riviverlo. Quali sono queste sensazioni?
Sintomi attacchi di panico
I sintomi caratteristici dell’episodio di panico sono quelli tipici dell’attivazione del sistema nervoso simpatico, ma ad un’intensità molto elevata:
- tachicardia
- senso di costrizione al petto
- nausea
- respiro affannoso, con eventuale conseguente fame d’aria o impressione di soffocare
- tensione muscolare sino a vera e propria rigidità negli arti simil paralisi
- senso di annebbiamento alla vista
- ottundimento mentale sino a sensazione di svenire
- sensazione di essere distaccato dal proprio corpo o da quanto ci circonda
- Formicolii o torpore in varie parti del corpo
- sudorazione o, al contrario, brividi di freddo sino a tremori
L’intensità di tali sintomi è tale da avvertire spesso un impulso a fuggire, a correre via, ma in assenza di reale minaccia!
Data l’inspiegabilità di quanto vissuto spesso i pazienti riferiscono la paura di impazzire, di svenire, di perdere il controllo di sé (si cela spesso dietro questi timori l’imbarazzo, il timore cioè di fare una brutta figuraccia).
Per quanto chi lo ha vissuto non riesca a comprenderne le cause, di certo ben consolida in memoria due informazioni: è stato spaventoso e si è verificato in un determinato contesto.
Disturbi di panico: due “strategie” riccorrenti
A causa di ciò chi sviluppa un disturbo di panico adotta tipicamente due strategie “antiansia”: una continua scansione corporea volta a ripristinare un illusorio controllo sul proprio corpo e l’evitamento di situazioni analoghe a quelle del primo episodio per scongiurarne la ricomparsa.
Cito a titolo esemplificativo l’evitare mezzi pubblici spendendo in taxi, il permettersi vacanze solo in mete note e non troppo lontane da casa, il non frequentare luoghi troppi affollati, non uscire se non si è accompagnati da persone di fiducia…
Ne consegue un impatto sulla quotidianità in negativo!
Quelle che vengono adottate come “strategie” curative non solo riducono l’estensione della comfort zone, ma diventano veri e propri fattori di mantenimento del disturbo.
Aspetto di non poco conto è che tutto questo porta ad elaborare l’idea di non sentirsi più al sicuro nel proprio corpo e nella propria mente: ci si sente vulnerabili, fragili o deboli, deficitari rispetto agli altri o rispetto all’immagine di noi precedente al prima episodio.
Se le condotte di evitamento diventano estese a diversi e quotidiani contesti, la frequenza degli episodi diviene elevata e quindi la qualità di vita ne risulterà inficiata ad alto livello, il rischio è di incorrere poi in un disturbo depressivo.
La psicoterapia cognitivo comportamentale permette di svolgere un lavoro di mappatura del disturbo di panico del singolo paziente, a partire dal quale adottare man mano strategie volte a smembrare il circolo vizioso che caratterizza questo disturbo pezzo per pezzo.